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Brexit e diritti dei lavoratori italiani in UK. Lo studio del Comites Londra

La libertà di circolazione e di soggiorno delle persone è stata uno dei principi fondamentali su cui si è basata la visione dei padri fondatori, coloro che poi in futuro gettarono le basi per redigere la Costituzione degli Stati Uniti d’Europa. La loro idea di libertà oltre i confini geografici e politici dei singoli territori si può evidenziare non solo leggendo tra le righe del Trattato di Roma del 1957 ma anche nelle seguenti modifiche, fino al Trattato di Maastricht del 1992. E non si può parlare di libera circolazione se questa non viene accompagnata dal mantenimento dei diritti previdenziali, assistenziali e sanitari delle persone che si avvalgono dalla libertà di lavorare e vivere in uno qualsiasi dei paesi dell’Unione, a propria scelta.

I rapporti tra il Regno Unito e l’Europa non sono stati mai facili. La storia ci racconta che sono stati spesse volte molto complessi ed altre volte anche contraddittori, soprattutto perché il Regno Unito ha condiviso con anima e corpo la vita e le aspirazioni della Comunità Economica Europea ma poco o niente quelle dell’Unione Europea.

Il risultato del referendum del 2016 ha comunque meravigliato molti di noi. Si pensava che nonostante tutto, il Regno Unito avrebbe mantenuto ancora valido il motivo che in primo luogo aveva spinto questa nazione a diventare membro dell’UE: se non puoi batterli, unisciti a loro (if you can’t beat them, join them). Invece come è ben noto, hanno prevalso i voti di coloro che temevano una più stretta integrazione europea e soprattutto i voti di coloro che paventavano un aumento non controllato dell’immigrazione. I negoziati che hanno fatto seguito al voto referendario, hanno confermato sin dall’inizio questa intenzione, eliminando dalle trattative il diritto alla libera circolazione delle persone.

Il compito che il Comites di Londra si è posto in questo delicato momento storico è stato quello di esaminare l’impatto che questa scelta poteva avere sulle comunità italiane residenti in questa Nazione. In primo luogo dal punto di vista del mantenimento nella fase post Brexit dei diritti maturati dai cittadini comunitari, e in secondo luogo l’esecutività dei diritti previsti dagli accordi nella loro attuazione, quando venivano messi a confronto con le leggi nazionali britanniche.

Nella prima parte dello studio che viene proposto in questo libro, il dottor Scarano esamina la rispondenza delle norme sulla libera circolazione previste dalla Direttiva 38/2004 e dal Regolamento 883/2004, mettendo in luce le contraddizioni e le incongruenze strutturali che queste norme presentano nel Withdrawal Agreement. Tali contraddittorietà sono state fatte presenti al gruppo dei negoziatori europei, tramite l’Ambasciata italiana a Londra mentre essa stessa seguiva le trattative passo passo.

Nella seconda parte dello studio, l’avvocato Manuela Travaglini analizza le implicazioni del Withdrawal Agreement e del Trade and Cooperation Agreement per quanto riguarda le nuove norme in tema di libera circolazione, sicurezza sociale e assistenza sanitaria. La sua analisi ci permette di capire il peso che queste norme avranno sulla tutela dei diritti non solo dei cittadini comunitari già residenti nel Regno Unito al termine del periodo transitorio, ma anche sui flussi migratori futuri provenienti dall’Unione Europea.

Con questo lavoro, il Comites di Londra esegue uno dei compiti principali assegnati dalla legge istitutiva che è quello di contribuire ad individuare le esigenze di sviluppo sociale, culturale e civile della propria comunità di riferimento, attraverso studi e ricerche.

Il rapporto integrale può essere sfogliato in basso oppure scaricato gratuitamente cliccando su questo link.

Brexit-e-diritti-degli-italiani-in-UK-2021

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